Rosso Come Una Sposa – Review (english)

Though this is her first experience as a writer, Anilda Ibrahimi has definitely shown she knows what she is doing. The 1972 Valona-born writer has written a lively, entertaining novel in which family, love and a country undergoing deep changes become inextricably intertwined, just as the lives of the characters in the book go on.

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Rosso come una sposa (Red like a Spouse) is the story of four generations and mainly a story of women, of their secrets and their efforts to keep the familiy together despite deaths and betrayals, war and poverty. Like the red wedding dress of Sultana, a dress never worn because of her premature death, this story is handed down from Meliha to her daughter Saba, to her daughters. Eventually, it comes to little Dora, the last heir of the family, bound to end the saga with her moving away from Albania to Rome.
Another story is told alongside that of the family: it is the story of a country that changes, that is deceived by a dream of a better life through communism and is then forced to wake up and deal with the bitter truth.

The story is written in a simple, matter-of-factly style which alternates between moments of humor, and gloom with great mastery for a foreign writer at her first experience. The reader is plunged into the story and glued to the last page.

Rosso come una sposa is a novel that is really worth reading, both for the startling events it recounts and for the story of a family closer to us than we may think. It will definitely earn a place in your hearts.

 

Rosso Come Una Sposa – Review (italiano)

“I personaggi e le vicende del romanzo sono inventati, ma a partire dai ricordi e dai racconti della mia terra.”

 

Dopo aver letto questo bel post su Bolcafé, ho ripensato a uno dei libri più affascinanti che io abbia mai letto, il primo di quest’autrice in effetti, e allora non potevo che parlarne e consigliarlo a chi ha un po’ di tempo libero durante i mesi estivi.

L’autrice, Anilda Ibrahimi è nata nel 1972 in Albania, a Valona, e ha studiato Letteratura all’università di Tirana. Si è poi trasferita in Italia, dove ha incontrato l’amore e vive oggi con la sua famiglia.

Il suo primo libro, quello da cui è tratta la citazione a inizio post, si chiama appunto Rosso come una sposa, va assolutamente letto per almeno quattro buone ragioni. Numero Uno: è scritto interamente in italiano, e sorprendentemente bene per una persona che ha vissuto nel nostro paese solo dal 1994. Due: è’ un romanzo storico, che sorvola un secolo di storia albanese, da re Zog I a Vittorio Emanuele III all’avvento del comunismo. Tre: è una saga generazionale e le vicende personali delle protagoniste (dalla nonna alla nipote) vanno di pari passo col passare del tempo. Il che ci porta a quattro: è un romanzo scritto da una donna e che parla di donne.

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Rosso come una sposa racconta la storia di Saba, costretta quindicenne a sposare il burbero e molto più anziano Omer per saldare un debito di sangue per sua famiglia. Non solo: Saba deve portare sulle sue spalle il peso della consapevolezza di essere una “seconda scelta” per Omer, perdutamente innamorato di sua sorella maggiore, a cui purtroppo non può essere unito.

Saba dovrà dunque cominciare a muovere i primi passi come donna e moglie, un cammino ostacolato dalla famiglia di lui e dalla mancanza di eredi maschi, e reso ancor più travagliato dalle vicende politiche che sconvolgono il paese e le vite di tutti.

La storia di Saba è la storia portante del libro, ma col passare degli anni altre due generazioni succederanno a quella di Saba e Omer. La seconda, quella di Klementina, in antitesi con la precedente, e la terza, quella di Dora, finalmente in accordo. Sarà infatti Dora che riuscirà a fare tesoro del passato, riunendo in sé i mondi di nonna Saba e mamma Klementina, e così a chiudere il cerchio e l’epopea generazionale.

Se poi a questo si aggiunge l’altra radice prettamente politica del romanzo, non è difficile vedere il nesso con due grandi classici letterari, quali le avventure di Shehrazad, la politic damsel (come la definiva Edgar Allan Poe) de Le Mille e una notte, da un lato, e La casa degli Spiriti di Isabel Allende dall’altro, grandiosa epopea familiare che racconta il Cile dagli anni Venti al 1973.

Però, forse, quel che più resta al lettore di questo libro è la sua natura di Story-telling, letteralmente il “raccontare una storia” tipico del genere letterario del memoir, una sorta di autobiografia romanzata e narrata, tramandata a voce. Così sono le protagoniste stesse a raccontarci le proprie storie, come se ci parlassero, e ascoltando le loro voci (che le famiglie vorrebbero soffocare) la storia diventa ancora più intensa, più coinvolgente e in qualche modo, personale.

Intervista ad Anilda Ibrahimi

False Friends…a tavola

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Prima o poi, chi studia una lingua straniera deve fare i conti con i cosiddetti “falsi amici”: parole che esistono nella nostra lingua, ma che in realtà non hanno proprio lo stesso significato. Usando qualche termine più preciso, si parla di somiglianza fonetica e/o morfologica e diversità semantica, cioè di significato. Questo deriva dal fatto che i due termini, quello “domestico” e quello “straniero”, hanno una radice comune latina ma si sono evoluti in maniera indipendente, fino ad acquisire due significati diversi, a volte parzialmente simili, a volte del tutto opposti.

Se per uno studente di qualsiasi lingua i falsi amici possono essere un bell’impiccio, per un traduttore possono essere addirittura letali, specialmente quando si parla di cibo: è famoso il caso di un traduttore italiano che sbadatamente rese la parola inglese ostrich con il termine italiano omofono ostrica. Perché poi un’ostrica dovesse nascondere la testa sotto la sabbia non si capiva. 

In tedesco è stato riscontrato recentemente un altro caso simile in un famoso libro per bambini: nella storia, il bambino protagonista è stato sommerso da una pioggia di confetti. E’ dubbio che l’intenzione dell’autrice fosse di far tirare una manciata di mandorle glassate a un quinquenne. I Konfetti in tedesco altro non sono che i coriandoli, o per dirla in lingua, überzogene Mandeln

Nei casi di ostrich / Konfetti l’errore si può facilmente ricondurre a un momento di distrazione. Non che sia una giustificazione, ma almeno non è un errore di significato, che spesso si commette quando si vuole assimilare un cibo straniero a uno di casa. Lo scopo dietro questo procedimento è di dare ai lettori un’idea visiva del risultato finale. Non sempre però è una buona idea.

Un esempio l’ho scovato in una ricetta di cucina proveniente dal Baden-Württemberg, patria degli Spätzle, tradotti in quel caso gnocchi.

Affidiamoci ancora una volta alla definizione tedesca: Die Spätzle werden ins kockende Wasser gerieben: Das gibt ihnen eine unregelmäßige Form und die typische raue Oberfläche, cioè gli Spätzle vengono calati direttamente in acqua bollente così da dargli una forma irregolare e la tipica superficie ruvida che li rende famosi. Non certo come gli gnocchi, che vengono lavorati per ottenere una forma regolare e simile. Inoltre, gli Spätzle si fanno con farina di grano tenero, uova e acqua, gli gnocchi con le patate. Per finire, gli Spätzle variano in dimensione, e in genere sono considerevolmente più piccoli degli gnocchi.

Come tradurre Spätzle, allora? Un semplice prestito* lasciando la parola Spätzle come in tedesco sarebbe bastato. Oppure, per necessità esplicative si sarebbe potuto ricorrere a una amplificazione** come nel caso di Konfetti, scrivendo gnocchetti all’uovo.

Insomma, errori del genere possono rovinare una traduzione (ore e ore di sudore e lacrime), far perdere in credibilità, allontanare clienti e last but not least causare l’ilarità generale o degli altri traduttori, uno schiaffo in faccia all’autostima. Perciò meglio stare attenti ed evitare catastrofi linguistiche ed esistenziali. Sul tema, per chi conosce il tedesco, è stato creato un giochino Das Perfekte Paar / La coppia perfetta messo in rete dal Goethe Institut.
Date un’occhiata cliccando qui.

* Il prestito (loan) è un’operazione traduttiva che consiste nell’usare una parola o una frase del testo originale all’interno del testo tradotto. In altre parole, è una non-traduzione della parola. I prestiti di solito vengono indicati in corsivo o “tra virgolette”. Qualche esempio di prestito? Jeans o sandwich.

 

** L’ amplificazione (amplification) è un procedimento stilistico usato in traduzione e consiste nell’utilizzare più parole nella lingua d’arrivo per esprimere il concetto espresso nella lingua di partenza. E’ una traduzione-spiegazione. Per esempio, se la parola nella lingua di partenza è Spätzle, la parola nella lingua d’arrivo per amplificazione sarà Gnocchetti all’uovo.

The Disappearence of Alice Creed – English Review

The Disappearance of Alice Creed is the impressive debut of British director J Blakeson, starring Gemma Arterton as Alice Creed and Eddie Marsan and Martin Compston as Vic and Danny.

This gripping thriller movie tells the story of Alice, a young woman from a wealthy family who is kidnapped and held hostage by two mysterious figures that demand a huge ransom to release her. Their plan will most likely backfire, as Alice will refuse to go down without a fight.

The Disappearance of Alice Creed is the perfect example of how it’s the subject, and not the budget, that makes a great movie. The story is set in the house where Alice is held prisoner, as well as in the woods and a deserted warehouse shown towards the end. As to the cast, it consists of only three virtually unknown yet extremely talented actors. Eddie Marsan and Martin Compton as ex-prisoners Vic and Danny are terrific. Gemma Arterton in the very complex role of Alice gives a spellbinding performance.

The movie is all in all well-honed and professionally cut, which is rather impressive for such a young director as Blakeson. There is painstaking attention to detail as well as to the framing, with recurring close-ups and dimness and darker tones dominating the scene. One simply cannot help but be engrossed as the plot unfolds.

The Disappearance of Alice Creed is a tense, enthralling movie, with lots of twists and turns that will keep the audience glued to their seats. The silent opening sequence, with Vic and Danny meticulously setting up Alice’s prison, is absolutely brilliant and lures the viewer in.

In a nutshell, this movie is definitely worth watching.

 

La Scomparsa di Alice Creed – Film Review

Quante volte avrete sentito dire che i film migliori sono quelli meno pubblicizzati? Ecco, ancora una volta è così.

La scomparsa di Alice Creed (The Disappearence of Alice Creed) è un thriller del 2009, scritto e diretto dal regista esordiente J Blakeson.

La storia ruota attorno al rapimento di una giovane di buona famiglia, Alice per l’appunto, con conseguente richiesta di riscatto da parte dei suoi due misteriosi rapitori. Ma le cose non andranno proprio per il verso giusto, e Alice combatterà con tutte le sue forze per la libertà.

Quel che colpisce di questo film è che riesce ad essere una pellicola di prim’ordine nonostante lo scarso budget a disposizione del regista esordiente. L’intero film è girato tra tre location, una stanza (tra l’altro allestita dai protagonisti stessi), un bosco e un magazzino abbandonato. E il cast è composto soltanto da tre attori: Martin Compston, il più noto Eddie Marsan e la giovanissima Gemma Arterton, meravigliosa nel ruolo di Alice. Il tutto è completato da inquadrature coinvolgenti e da una colonna sonora ricca di pause, cali, silenzi e riprese, profondamente suggestiva.

A seguire la mia recensione in inglese…buona visione!

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